LIBRO DI VETTA

Racconti di emozioni verticali

SUPER FORATO

( testo di Camelia I. )

Con l'annotare i ricordi della Superforato darò inizio al mio diario alpinistico, che via-via ripercorrerà anche itinerari del passato, che solo ora mi sento di valutare in una chiave più giusta, cioè con un metro più "alpinistico" e meno da ... donnetta portata su per le vie.
Perchè è stata la Superforato piuttosto che - non so - Contamine o Rebuffat al Monte Bianco, a farmi sentire che ho varcato una soglia?
In fondo non me la sono cavata mica tanto bene quà io !?...beh... forse,proprio per quello.
Per la prima volta mi sono confrontata con qualcosa che,mi ha fatta sentire esposta, vulnerabile... sospesa inerme tra cielo e terra.
Certo, c'era la corda dall'alto, che mi ricordava di non essere sola-solissima, ma io mi sentivo lo stesso tanto impreparata, debole, quasi meritevole di essere punita per essermi sopravalutata... Anzi non sopravalutata, ma per aver osato affrontare LA MONTAGNA senza il dovuto rispetto. L'unica forma di rispetto se cosi si può dire, è stata quella di essermi affidata a un professionista (nonché amico, il che raddoppia la fiducia), ma io personalmente, ne sono uscita ... mooolto pentita e molto più umile di prima: lezione imparata.

Cronaca succinta della scalata:
Complessivamente la via è sul 6a-6b di non difficile arrampicata, protezioni su chiodi cagionevoli, roccia buona per una via alpinistica poco frequentata, esposizione al vuoto - quanto basta.
1 tiro - traverso a dx su chiodi marci, poi diagonale - rischioso solo per il primo di cordata poichè si parte già col vuoto sotto i piedi
2 tiro - partenza quasi subito in artificiale (e viene fuori subito la mia incompetenza in materia, penalizzata con innumerevoli lividi e ginocchi gonfi, più perdita di una staffa volata fin giù sul sentiero dei cinghiali...proprio una cinghialata, ho fatto, ma il peggio ancora doveva arrivare, solo che non lo sapevo)
3 tiro - preannunciato come difficile, si è rivelato quasi simpatico, con il suo corto traverso a sx, i suoi soli 2 passi di artificiale verticale e con la chiodatura ravvicinata - tiro di max 15 m, alla mia portata.
4 tiro - sicura a Stefano, nella sosta tiepida sotto i raggi del sole, ragionando su Monsieur Gaston che con grazia sapeva librarsi nel vuoto sulle staffe...e ancora non prevedevo niente; parto con una staffa sola, con il programmino in testa: staffa - alzarsi - fifi - daisy - fifi - staffa - alzarsi - fifi - etc !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Niente, dondolo nel vuoto, non arrivo ai rinvii, trazioni bi e mono-braccio, picchio contro la parete, mi fifo dove capita (una volta persino sulla fibbia dello zaino), mi sbatto angosciata come una preda nella trappola fino a non avere più fiato... Perchè ho perso la staffaaaaa? Camelia ti dai una calmata?????!!!!!!!!! "Ma c'è modo di tornare indietro, alla sosta?"
Un "NO" secco che arriva tuonante dall'alto. Va bene, rimanere là inerme come un salame non potevo, cominciavo a perdere la sensibilità nelle gambe ... Dovevo uscirne in qualche modo; ne sono uscita (con l'aiuto del signore, che sugli ultimi metri era quello che mi tirava su quasi di peso ... dovrò farmi spiegare di nuovo il paranco di 2°-3° grado, hmm, per ora meno male che lo sapeva fare lui).
Finalmente la cengia intermedia,dove, dicono, si può anche dormire. Ma!! A me è servita per dare al cervello quel poco di ossigeno che bastasse per decidere che volevo continuare, e così è stato.
5-6-7-8° tiro - fattibili, verticali con qualche passaggio di placca liscia, un paio di strapiombetti boulderosi che mi hanno ridato il gusto della scalata e la speranza della riuscita. Nel salire nuovamente radiosa, mi interrogavo sulle motivazione che mi spingono ad andare in montagna, nella convinzione che non sia solo qualche sprazzo di entusiasmo passeggero, ma ma la vera passione. Avanzando fiera verso la vetta, ogni tanto risalivo ancora cin stile poco elegante, le staffe generosamente lasciate dal suddetto signore,ma nell'insieme sono stati tiri scalati, sentiti, goduti, almeno da parte mia.
Ringrazio la montagna che mi ha saputo dare una cosi forte ed esplicita lezione di vita, oltre che di alpinismo, e ringrazio la mia buona sorte che ha avuto,anche stavolta, la premura di farmi accompagnare dalla persona giusta al momento giusto. Ciao

 

 

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