LIBRO DI VETTA

Racconti di emozioni verticali

1999  Diretta del Vetriceto al Pizzo delle Saette.

( testo di Alberto Benassi ) 

 

Il Pizzo delle Saette è una montagna dalle caratteristiche tipicamente invernali. La parete nord è molto tormentata tutta  canali, speroni, crestine di roccia friabile che si alternano a ripidissimi scivoli  erbosi. Un terreno quindi non proprio adatto al rocciatore ma nella stagione invernale tutto cambia, il gelo e la neve trasformano  i fianchi di questa montagna  in un terreno ideale per la scalata su misto  apuano. Il paese di Capanne di Careggine è un ottimo punto d’osservazione la parete nord del Pizzo delle  Saette, estrema punta nord del gruppo delle Panie è proprio di fronte e non può certo passare inosservata la linea verticale di canalini e camini che incidono il suo lato destro.

A Cosimo Zappelli nell’inverno del 1960 non è passata inosservata quella linea compresa tra la via  di Euro Montagna e la cresta nord. La prima metà interrotta da diversi salti, la più difficile,  l’aveva evitata salendo più facilmente sulla destra per poi rientrare a sinistra sopra uno strapiombante camino. Il problema quindi era evidente, riprendere il tratto evitato da Zappelli per salire direttamente in modo da creare una linea logica ed elegante allo stesso tempo. C’ero andato qualche hanno prima con Giancarlo  Polacci ma  dopo averne salito un tratto, le brutte condizioni ci  convinsero a rinunciare. Poi la  storia  racconta di una salita di Gianni Calcagno ma tutto è un po’ avvolto nei vapori  della leggenda. Oggi siamo in cinque ma solo io ho chiaramente in testa cosa  andiamo  a fare . Faccio l’evasivo e dico agli altri che andiamo solo a vedere ma dentro di me sono ben convinto ad attaccare e chiudere il conto .Superato il primo canalino lasciamo la via Zappelli che devia a destra per cenge e proseguiamo dritti fin sotto un primo salto che chiude il canale. E’ quasi tutto scoperto, il poco ghiaccio non è attaccato alla roccia e basta toccarlo perché si stacchi. Con gli attrezzi si può andare solo in aggancio sulla roccia e sui ciuffi di paleo come si usa in Apuane.   E’ un primo segnale che anche questa volta le condizioni non sono delle migliori però non sono intenzionato a mollare. A fatica ne vengo fuori. Con un tratto di facile canale arriviamo sotto il secondo salto costituito da una ripidissima goulottina. Il ghiaccio c’è ma è in brutte condizioni completamente staccato e non da sufficienti garanzie di tenuta. A malincuore sono obbligato  a salire per la parete di sinistra fino a raggiungere una provvidenziale stretta cengia che con una delicata traversata a destra mi permette di ritornare nel canale sopra il salto. Ancora un tratto di facile canale e arriviamo sotto un terzo salto anche questo senza ghiaccio tutto roccia ed erba. Nuova traversata a destra quindi dritti fin sotto una parete rocciosa e di nuovo a sinistra con una delicata traversata che porta alla base di un profondo camino dove sosto.

Questo camino è la chiave della diretta una volta superato si raggiunge la via Zappelli che arriva da destra. Il camino è senza ghiaccio, un po’ obliquo a destra e assai compatto però sulla roccia ci sono delle piccole zolle erbose, gli scozzesi li chiamano turf, da sfruttare con le picche e  le punte dei ramponi.E’ tutto molto delicato ma con pazienza ed anche un po’ di strizza  riesco a salire. Faccio un passo in artificiale facendomi una staffa con un cordino in cui infilo un piede ramponato. Ancora in aggancio sulle piccole zolle e facendo opposizione con la schiena sulla parete opposta mi avvicino alla fine del camino. Alla fine aggancio il bordo e sono fuori. Ancora un tratto delicato e finalmente sono fuori nel facile canale nevoso della via Zappelli.Raggiungo il lato opposto ed attrezzo velocemente la sosta e faccio salire i miei compagni. Ad un certo punto la corda va in tensione, Angelo è appena volato nel camino pendolando verso destra. Finalmente siamo tutti alla sosta ma abbiamo perso parecchio tempo oltre tutto abbiamo anche attaccato tardi e abbiamo ancora metà parete da fare. Di scendere però non ne voglio sapere . La via sopra di noi la conosco per averla fatta diversi anni fa e mi ricordo che non ci sono grosse difficoltà, dovremmo recuperare il tempo perso. Un primo salto , finalmente di ottimo ghiaccio non da problemi. Di nuovo un tratto di facile canale e poi se non ricordo male ci dovrebbe essere ancora un salto e poi si dovrebbe essere fuori dal canale . Almeno così ricordo.  Ma in montagna non si può dare mai nulla per scontato e con non poca sorpresa e molto disappunto invece di una bella colata di ghiaccio, davanti a noi c’è un enorme blocco che strapiombando ci chiude la via. Non ricordo proprio questo blocco ero sicuro che si sarebbe passati bene e velocemente. Va bene diamoci da fare. Ci guardiamo intorno il canale è stretto e chiuso da alte pareti rocciose e non ci sono uscite laterali. Mi concentro solo sul metro davanti a me e vado. Incastro le lame nella fessura formata dal blocco con la parete di destra del canale. Ci sono dei sassi incastrati che uso in aggancio a cui passo dei cordini per assicurarmi.  Il tempo passa ma sono quasi fuori e spero proprio di trovare, oltre il bordo, un po’ di ghiaccio per le picche. Invece solo neve non trasformata e sotto roccia compatta. Ma in che bella situazione mi trovo: il piede destro incastrato nella fessura , l’altra gamba in larga spaccata a sinistra cercando di fare con il piede un po’ di opposizione. Meno male che ho le gambe lunghe. La situazione non è sostenibile a lungo e visto che le picche non fanno presa , l’unico modo è cercare di salire affondando le braccia nella neve fresca cercando di scaricare il maggior peso possibile. La manovra è decisamente poco elegante ma risulta risolutiva . Adesso siamo veramente all’inizio dei facili pendii che portano alla cresta N.O. oltre la croce Petronio. E’ tardi, così  rinunciamo ad andare a sinistra per salire direttamente la cuspide e decidiamo per la parte finale della cresta N.O. Superiamo il tiro della “paretina”  un risalto verticale che oppone l’ultima difficoltà , ancora cengette e saltini via via sempre più facili e arriviamo in vetta appena in tempo per vedere l’ultimo sole che si tuffa nel Tirreno. Un bellissimo  spettacolo che sanno offrire queste nostre piccole montagne per vedere il quale vale la pena anche fare tardi.

 

 

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