SASSO ROSSO

Anche se geograficamente e geologicamente non fa parte del massiccio Apuano, data la vicinanza a questo e l’interesse che da sempre suscita la sua severa parete nord-overst in noi scalatori, sembra doveroso includerlo in queste relazioni.

Il nome molto probabilmente deriva dalla pietra rossastra ricca di ammonniti fossili, che estraevano dalla cava sopra stante.

La parete per niente visibile dalla strada, si erge per circa 300m con una forma triangolare e si affaccia a nord sulla bella valle sotto la Pania Di Corfino, luogo dove purtroppo è interdetta l’arrampicata.

Al momento questa parete oltre ad alcuni mono tiri, presenta  itinerari dai generi , epoche e difficoltà completamente diversi, pertanto ognuno troverà su quest’appicco la via più indicata alle proprie esigenze.

Verranno soddisfatti gli alpinisti classici con la bella e sostenuta via del "gran diedro" con un fascino veramente di altri tempi, mentre coloro i quali si vorranno cimentare con l’artificiale e la libera sostenuta condita da un bel po’ di "ingaggio" troveranno nella "via Pellicci" sicuro pane per i loro denti. Per chi si vorrà avvicinare a questa varia parete senza troppi rischi e difficoltà, con un corto ma divertente tratto di artificiale incluso, troveranno nella via dei Pistoiesi e i suoi  spit una sicura alleata.

Accessi:

da Castel nuovo Garfagnana, si segue la strada per Modena che porta al passo delle radici.

Dopo il paese di Cerageto , in vista della Pania di Corfino, lasciare la statale per una stradina paesana che porta ad un ampia sella ove si parcheggia.

La montagna sulla quale scalerete è quella davanti a voi, che da qui sembra solo una collina arbustiva.

Scendere nei prati e poi bosco (attenzione ai fili spinati) a destra guardando la "collina" fino ad entrare nel letto di un ruscello ripido, troppo spesso usato come discarica da qualche incivile, e percorrerlo fino alla base delle pareti 20min circa.

Uscendo dal ruscello, per tracce verso sinistra si costeggia la parete fin sotto il sommitale tetto a forma di becco, da qui attacca la via del gran diedro facilmente intuibile. 30min dalla macchina.

Stile di arrampicata e periodo:

come gia detto nella prefazione, lo stile delle vie e molto vario a seconda degli itinerari.

La roccia come le protezioni, sono generalmente buone su tutte le vie.

Al contrario del detto comune che la parete sia una nord, l’esposizione è prevalentemente ovest, e nelle calde giornate estive la temperatura si fa sentire.

Gli itinerari:

  PELLICCI

IV S3 6c e A1(continuo e faticoso) obbligatorio 6b+ dislivello 250m (credo liberata con corda dall’alto da R. Vigiani 8 a+ circa)

Aperta da C. Pellicci (quasi sicuramente dall’alto) nel 1989.

Sicuramente una tra le vie più impegnative e complete delle nostre zone, miseramente caduta in disuso per inspiegabili motivi, o forse vittima di un alpinismo troppo spesso fatto a suon di chiacchiere.

Al contrario delle credenze popolari la via non è assolutamente un artificialata da fondo a cima e le protezioni anche se ventennali, offrono ancora un buono standard di sicurezza, tuttavia è utile integrarle con dadi e friend fino al 3.5 (camalot).

Le difficoltà sono mediamente sostenute e quasi tutti i tiri sono molto fisici e strapiombanti, in particolare il quarto e quinto tiro che si superano in artificiale, per altro da integrare e con soste molto scomode su staffe.

Il terso tiro dalle difficoltà tecniche minori, ma assolutamente non banale, risulta l’unico un po’ pericoloso a causa della chiodatura lunga e non integrabile su roccia poco bella, forse c’è stata una piccolissima frana.

Nell’insieme la via si sviluppa comunque su roccia compatta e sicura, un po’ sporca solo in alcuni tratti.

All’inizio dei tiri di artif, è possibile una ritirata grazie ad una traversata su spit verso destra che riporta alla classica.

Nell’insieme quindi è una via che mi sento di consigliare e di proporre, all’alpinista esigente che cerca in Toscana una via decisamente sopra la media.

     
  GRAN DIEDRO La parte centrale è di G. Bertini, V. Verin, L. Zan 02/06/1972.

La diretta di attacco e  una variante centrale sono di B. Barsuglia, A Savani.

L’uscita diretta del tetto è di M. Piotti, G. Crescinbeni 15/05/74.

III R2 6 b+ obbligatorio 6b (dopo la rottura di uno spit sul tetto) sviluppo 300m.

La via segue l’evidente direttrice del diedro centrale, da prima con le varianti barsuglia molto belle ed atletiche, poi con grande fascino di altri tempi. Si perviene sotto al grande tetto che si supera con aerea traversata e quindi per cresta fino al bosco.

È una via dal fascino unico di altri tempi.

Tristemente nell'iverno 2008 la via è stata richiodata a fix,  perdendo a Mio avviso ( e non solo ), tutto il fascino dato dalla chiodatura originale. Pertanto la sopra citata relazione non è più valida.

Apertamente mi schiero contro a questi gesti sconsiderati del tutto infondati, infatti la via era ben proteggibile anche con sistemi classici veloci. In Toscana dato l'esiguo numero di itinerari classici ben conservati dovremo avere più cura della nostra storia alpinistica.

     
  L'ULTIMO VOLO DELL'AQUILA Aperta da Gianluca Ceboni e compagni nei primi anni 2000.

II S2 6b e A1 obbligatorio 5c sviluppo 250m

Attacca poco oltre il gran diedro. La via aperta dal basso a Fix, supera la parte compatta a destra del diedro fin sotto ad un tetto, il quale si supera con alcuni passi di artificiale, poi continua più facile sino alla sommità riunendosi alla precedente.

 

     
  Via di gallinaio Aperta da  Fausto Romei (credo in solitaria ) con stile misto dall'alto e dal basso. nel 2008

I S1 6b e A0 con 5a obbligatorio. Dislivello 180 m.

La via attacca quasi in fondo alla parete, circa 50 metri prima del diedro nord ovest.

Si tratta di una via super plaisir, dove la chiodatura ravvicinatissima consente di andare da chiodo a chiodo senza il minimo problema. La prima metà, abbastanza forzata come linea, vince dei muri lisci e delle pance strapiombanti, costringendo spesso a tirare i chiodi. la parte alta invece ha la sua logica, e propone una arrampicata mai difficile per rampe e fessure.

Oltre alla normale dotazione alpinistica minima, portarsi molti riinvii, se si ha intenzione di passarli tutti.

La roccia non è mai entusiasmante, non per solidità ma per qualità, eccetto l'ultimo tiro. Si nota una apprezzabile e meticolosa opera di pulizia e messa in sicurezza dell'itinerario da parte dell'apritore.

     
  Diedro nord ovest Relazione riferita al 24 agosto 2008

 I.Marini, M.Paccosi il 15/22 aprile e il 10 maggio 2007, dal basso.

II S2 6b obbligatorio e molto A0 altezza 150 m 5 tiri.

L'attacco si trova quasi in fondo alla parete all'altezza di un grosso masso appoggiato. Dalla classica continuare sulla cengia sospesa per alcuni minuti.

A quanto mi risulta la via è ancora da liberare. L'itinerario è interamente attrezato a fix 10m, generalmente con distanza da falesia eccetto che sull'ultimi tiri, dove diventano ben più lontani, anche se con difficoltà minori. Possono per quest'allungamento della chiodatura tornare utili alcuni incastri piccoli, oppure un chiodo a lama per l'ultimo tiro. Generalmente la via si svolge su roccia buona, ad eccezione di alcune lame ancora un po' instabili, le quali necessiterebbero essere disgaggiate se si intende provare la libera. Bisogna poi prestare moltissima attenzione al quarto tiro, dove una probabile caduta di pietre anche grosse, finirebbe direttamente in sosta.

opportune due corde da 60, 14 rinvii, cordini e ghiere per le soste. per chi sta un po' preciso sui gradi obbligatori, una staffa potrebbe essere ben utile.

L'itinerario nel suo insieme è molto esposto con una linea molto affascinante, anche se la chiodatura sistematica di tipo sportivo non deve indurre ad false sicurezze.

 

   

 

Tutte le discese si effettuano a piedi dalla vetta in 15min.

 

altre possibilità della zona:

Una piccola falesia posta dall’altra parte dei prati che si attraversano appena scesi dall’auto.

 

 

 

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