C O R C H I A

Famosa in Italia e nel mondo, per le sue incredibili grotte che raggiungono profondità di 1200m, per un dedalo di gallerie dalla lunghezza superiore ai 50km, questa bella montagna dall’aspetto alpino è anche molto generosa di pareti su cui scalare.

Sfortunatamente le sue belle rocce non attirano solo noi scalatori, ma anche i ricchi industriali del marmo, che hanno rovinato questa montagna, come pure molte altre, in maniera irreparabile.

In passato, ma si ripeterà anche in futuro se nessuno riesce a fermare questo scempio, veri e propri danni all’eco sistema sono stati arrecati dallo scavo indiscriminato del marmo, senza parlare dell’orribile impatto ambientale che esse creano sul territorio.

Su questa montagna più che su altre poi, le cave si sono sviluppate, per salvaguardare le apparenze, all’interno della montagna, creando enormi cavità grosse come cattedrali ciclopiche.

Per quanto interessa noi scalatori o semplici escursionisti, bisogna ricordare di aggirarsi sempre con circospezione su queste montagne di cava, in quanto i loro pendii sono cosparsi di cavi di acciaio e tubi metallici per l’acqua, abbandonati ogni dove, sempre pronti a far cadere lo sventurato che si aggira su di loro.

Un altro notevole pericolo da sommare a quelli che già l’alpe presenta, è quello di guardarsi sempre le spalle quando si procede nei pressi dei colatoi di marmo, infatti, i detriti, oltre ad essere instabili, vengono scaricati in continuazione senza curarsi delle persone che eventualmente sono sulla traiettoria di scarico, e tal volta anche se siamo solo nelle vicinanze è bene non stare tranquilli, gli enormi blocchi che vengono rotolati a valle, vengono proiettati dalla velocità di caduta, anche in luoghi apparentemente impensabili.

Tutto questo anche se è sconcertante non deve scoraggiare il pretendente alpinista, in quanto le emozioni che queste pareti vi regaleranno sono talmente forti da farvi dimenticare gli orrori e gli scempi ai quali si assiste, anche se la coscienza non deve essere cieca.

Pertanto vi consigliamo vivamente di frequentare queste meravigliose pareti Apuane, perché più di altre, rappresentano il tipico alpinismo Apuano, con tratti che molto spesso ricordano le Dolomiti.

Sul Corchia, troverete sicuramente il tipo di scalata che a voi più si compiace, ci sono mono tiri di media difficoltà, vie lunghe, sia a spit che con protezioni tradizionali, da sicure e propedeutiche, a molto impegnative e solo per buongustai del severo stile alpinistico.

Anche gli avvicinamenti sono vari, si va da un quarto d’ora per le vie sopra strada, ideale anche per le giornate più corte o col tempo incerto, fino a luoghi che richiedono un paio di ore di avvicinamento.

Da un punto di vista prettamente alpinistico dividiamo i settori di arrampicata in base agli accessi.

Ne risultano quattro diverse zone, adiacenti ma distinte.

Da sinistra a destra guardando dal passo croce:

Dallo spigolo di fociomboli fino alla prima torre.

Gruppo delle torri.

Pareti sottostanti alla strada di cava.

Pilastri di Leviglian

Accesso:

Dalla strada che collega la Versilia con la Garfagnana si raggiunge il paese di Levigliani, da qui si continua a salire per il passo croce.

Arrivati al passo la strada asfaltata finisce e diventa sterrata.

Per il primo settore, continuare la sterrata fin sotto le pareti.

Per il secondo ed il terso settore, si lascia l’automobile in corrispondenza della fine dell’asfalto, mentre per il quarto, si parcheggia a Levigliani nella piazza da dove partono le navette per l’Antro del Corchia.

Stile di arrampicata e periodo:

Si scala su una montagna fatta di marmo, ossidato nello strato superficiale, quindi non aspettatevi di scalare su delle lastre bianche, risulta invece piuttosto frastagliato e spesso con sassi instabili, tuttavia le linee di arrampicata sono generalmente ben ripulite dal passaggio delle persone dalle rocce meno solide.

Nelle zone dove la roccia è più compatta, risulta spesso avara di appigli e la dove ci sono, sovente sono nel verso contrario a come servirebbero.

Ne risulta quindi un arrampicata sempre tecnica e delicata ma generalmente di grande soddisfazione, soprattutto per gli amanti dell’ambiente montano.

A tal proposito è bene precisare che alcune vie hanno una chiodatura un po’ datata pertanto non è cattiva abitudine portarsi delle protezioni veloci e qualche chiodo.

Considerando che si scala prevalentemente esposti a sud, i periodi migliori sono le stagioni intermedie, ma con belle giornate di sole in assenza di neve si sta molto bene anche in pieno inverno, mentre per l’estate, bisogna sfruttare le ore meno calde, anche se essendo direttamente affacciati sul mare, si beneficia spesso delle correnti d’aria, da non sottovalutarle nelle giornate ventose.

Gli itinerari:

Primo settore ( dallo spigolo di Fociomboli alle torri) da sinistra a destra:

AVVICINAMENTO:

Arrivati al passo croce la strada diventa sterrata, seguirla fin sotto l’evidente spigolo a fil di cielo (lo spigolo di fociomboli appunto) dove nei pressi di una cappella si lascia l’auto.

Da qui si risale il pendio erboso per tracce fin sotto lo spigolo.

Per la via ERIK e la falesia si parcheggia circa duecento metri prima, sulla curva. Risalire il pendio per tracce nell’erba fin sotto la parete.

Per la falesia una volta sotto la parete si costeggia a sinistra e si perviene, dopo aver vinto un facile zoccolo dal quale si scende poi in doppia, ad una cengia dalla quale partono gli itinerari.

Tempo 10 / 15 minuti

DISCESE:

Una volta raggiunta la cima del pilastro che forma lo spigolo si può scendere per canali sulla sinistra (nord), oppure calandosi in doppia da "padre Corchia".

Per la falesia, data la lunghezza dei tiri non è possibile calarsi in mulinet, per tanto dalle soste di ogni via si scende in doppia.

Per la "Erik" si scende facilmente in doppia anche con una sola corda da 60m.

  Spigolo di Fociomboli I R1 5B Dislivello 150m

Discesa in doppia dalla via a destra dello spigolo, o per padre corchia, o a piedi sulla sinistra della parete per canali.

G. Dolfi, A. Bafile, P. Magrini, M. Masini 1963

La via sale proprio sullo spigolo del torrione.

Rappresenta una classica di iniziazione all’alpinismo Apuano, infatti grazie alle difficoltà moderate, ad un comodissimo avvicinamento e alla bellezza dell’itinerario è la via giusta per chi desidera un entusiasmante salita dall’impegno moderato.

Attenzione ai sassi smossi, anche grossi, che si possono trovare sulle cenge.

La via presenta molte varianti.

     
  A DESTRA DELLO SPIGOLO I S1 6B e A1dislivello 150m

Discesa in doppia.

Si tratta di una linea che sale il pilastro tenendosi sempre sulla destra dello spigolo.

Roccia ottima e bella arrampicata ad eccezione del diedro finale dove solitamente si sale in A1 e la roccia in uscita non è eccellente.

Chiodatura a spit buona.

     
  Padre Corchia I S1 7A oppure 6b / A1 Dislivello 150m

A. Bertagna, 1991

Attacca sulla destra dello spigolo di Fociomboli e punta dritto ad un tetto che si supera con passaggio molto atletico e impegnativo (7a) oppure con staffa. Poi la via continua con minor difficoltà fino alla vetta del pilastro.

Chiodatura a spit un po’ vecchi.

  Falesia Difficoltà dal 6a al 6b+ n. itinerari 7 Dislivello 40m.

È una piccola ma simpatica falesia ideale per le giornate dal tempo instabile, o per scalare un altro po’ dopo aver fatto una via lunga.

Gli itinerari non sono mai troppo difficili, ma richiedono un arrampicata tecnica e precisa.

  Erik I S1 5C Dislivello 180m

Bertolucci in solitaria 1992

Sale la parete centrale nel punto in cui la roccia è più compatta.

La via spittata in maniera molto corta date le modeste difficoltà, rappresenta un ottima via anche per gli arrampicatori alle prime armi in montagna.

Dopo una prima parte abbastanza appoggiata la parete si verticalizza fino all’uscita sulla sommità erbosa, dalla quale si gusta un ottimo panorama (cave escluse) sul mare.

Attenzione agli ultimi 10m dopo l’ultima sosta, in quanto sono su paleo. Se si scende in doppia prevedere un assicurazione in discesa per questo breve tratto.

  banda bailar I S1 5C Dislivello 200m.

Sale un centinaio di metri più a destra della erik.

Dalla strada salire nell’evidente canalone in prossimità della curva a sinistra. Quando la roccia si raddrizza e prende consistenza su una grossa fascia scistosa che fa da base al Corchia, iniziano gli spit.

Via discontinua e su roccia mediocre, tuttavia data la facilità e l’abbondanza di spit, fin dall’apertura a riscosso un certo successo.

Discesa: anche se la via non lo prevede si scende comodamente in doppia, sfruttando gli alberi sulle cenge mediane per evitare i traversi a ritroso, diversamente a piedi o in doppia dalla erik

 

 

SECONDO SETTORE ( torri del Corchia ) da sinistra a destra.

AVVICINAMENTO:

Si parcheggia al passo croce.

Sulla destra sale una strada di cava solitamente chiusa da una sbarra ( se si trovasse aperta non salire con la macchina), seguirla fino quasi all’altezza della base delle torri.

Sulla sinistra, circa 100m prima di una corta galleria scavata nella roccia, una traccia si stacca dalla strada per salire in un prato erboso, e da qui fin sotto le torri.

Tempo 45 minuti.

Per la via astra, anziché lasciare la strada di cava, seguirla fino al terzo tunnel scavato nella roccia.

La via è ben visibile sullo spigolo del pinnacolo a destra dell’ingresso della tersa galleria.

Per raggiungere l’attacco si effettua una doppia nel canale (a proprio rischio e pericolo), sul montante del vecchio cancello che chiudeva la galleria.

DISCESE:

Dai torrioni si può scendere a piedi seguendo la cresta verso destra e poi giù per il canale (del pirosetto) che forma sulla destra la torre piccola.

Dove predisposto si scende in doppia.

Per la via astra ci si cala direttamente dalla cima del pinnacolo fin sulla strada con due doppie dal lato opposto a quello di partenza.

  CLASSICA Al secondo torrione.

II R1 5 a dislivello 130m

L. Funck, F. Furrer, S. Pfister 1942

  INDIETRO TUTTA Al secondo torrione.

II R1 6 a+ Dislivello 130m

G. Polòacci e compagni.

  ASTRA II S2 6B+ obbligatorio 6a+ Dislivello 90m

A. Bertagna maggio 1994

La via sale sulla slanciata guglia già visibile da Levigliani, posta sulla destra dopo il secondo tunnel. Nelle viscere della torre, passa il terso tunnel.

Si tratta di un itinerari corto ma divertente,interamente spittato, con grande panorama ed esposizione, il breve avvicinamento e la discesa velocissima, ne fanno una via ideale per quando si hanno poche ore a disposizione.

La via nonostante gli anni risulta poco ripulita, con alcuni passaggi obbligatori un po’ psicologici.

Attenzione alla calata di attacco, quando si recuperano le corde cadono sempre molti sassi, e i montanti del vecchio cancello che si adopera come ancoraggio per calarsi iniziano a sentire il segno del tempo.

Discesa: dalla vetta con due doppie attrezzate verso la strada ma sul versante opposto della galleria di attacco.

     

 

TERZO SETTORE (parete sotto strada) da sinistra a destra.

AVVICINAMENTO:

Come per il precedente, dal passo croce si sale per la strada si cava seguendola quasi tutta fino alla prima cava.

Circa 100m prima di raggiungere la cava in prossimità dell’ultima curva a sinistra, si scende per prato erboso (un ometto segna il punto in cui scendere) parallelamente al colatoio di marmo.

Seguendo i cavi dell’alta tensione, della linea con i piloni più vecchi, si perviene ad un sentiero attrezzato, che ci conduce ad un pilone a traliccio dell’enel, ove conviene lasciare gli zaini. Raggiunto il pilone si traversa a sinistra faccia a valle, e si giunge all’ingresso di una galleria di lizza.

Nello scendere rimanere sempre ben lontani dalla marmifera, spesso scaricano non curandosi di guardare se sotto ci sono persone.

Si attraversa la galleria in discesa, i ci si trova sotto le pareti.

Per la via MOAI e OREADE dopo la lizza si svolta a sinistra e si costeggia la parete fino all’attacco.

Per la via STELLA POLARE appena fuori dalla galleria si scorge sulla destra il primo tiro, ma per arrivare alla cengia di partenza, conviene proseguire costeggiando la pareti, quindi risalire per un cataletto dalla quale sommità si imbocca in corrispondenza di un alberello sulla destra salendo, la cengia attrezzata con cavetto metallico, che conduce alla partenza del primo tiro.

Tempi 1:30 ora circa.

Tutta la parete è raggiungibile anche da Levigliani per tracce di sentiero.

DISCESA:

In questo caso si parla di salita, in quanto tutte le vie escono sul pendio erboso, e quindi con percorso contrario si risale fino alla strada di cava.

  STELLA POLARE II SR2 6C+ obbligatorio 6b Dislivello 200m

Si tratta di una via particolare in puro stile alpinistico moderno, spit pochi, giusto per garantire una certa sicurezza sulle zone più compatte.

Si richiede una buona conoscenza delle protezioni veloci e confidenza col terreno alpinistico.

Consigliati friend e dadi, i chiodi solitamente non servono, mentre risultano utili cordini per allungare i rinvii.

L1) 6c+ Dalla cengia di attacco si sale seguendo gli spit fino alla grande fessura ben visibile anche da terra. Sosta appesi molto scomoda, si consiglia di avere dei cordini per fare dei gradini per scaricare il peso.

L2) 6b si sale verso la fessura ma ci si traversa sotto, quindi si sale in diagonale sinistra fino ad una cengia (utili friend grandi 10cm), dalla quale si guadagna una seconda cengia e quindi la sosta.

L3) 6a Si sale dritti leggermente verso destra (attenzione rocce delicate), quindi raggiunto uno spit si traversa a destra su comoda cengia.

L4) 5c Si traversa a destra su una cengia erbosa e quindi dritti per grossa fessura (utili friend grandi) di una decina di metri fino ad una seconda cengia proprio sopra la sosta.

L5) 6a+ Si sale una fessura di pochi metri e si traversa a sinistra, si prosegue per diedro ben spittato, quindi tenendosi sulla sinistra si vince un tetto (sprotetto) che conduce alla sosta.

L6) 5c Con ascendenza verticale destra si supera una sezione abbastanza facile ma delicata per arrivare alla sosta di uscita.

Camminare con prudenza pendii erbosi terminali.

Da qui si torna al sentiero attrezzato sotto i piloni.

     
  ALDEBARAN RELAZIONI ORIGINALI DI ALBERTO BENASSI:



DIFF. dal V al VI e VI+ e A1/A0 oppure VII. Aperta il 27/8/2011 da Edoardo Mutti e Alberto Benassi a comando alternato.

LUNGHEZZA circa 190 mt.

La via sale con impegnativa scalata l'evidente fessura che disegna da sinistra a destra una logica linea di salita sulla parete ovest del Corchia posta poco a sinistra del Pilastro "Cima 10".
Dopo un precedente tentativo effettuato il 13 agosto durante il quale saliamo i primi due tiri e metà del terzo, con Edo ritorniamo a concludere questo breve ma intenso itinerario che dedichiamo ad Agostino Bresciani amico, compagno e maestro di scalate e volontario di soccorso alpino.
Agostino è stato per noi alpinisti e soccoritori versiliesi un vero e proprio punto di riferimento un'uomo dal carattere forte e impulsivo un vero trascinatore dalla enorme generosità che nonostante la grave malattia non ha mollato fino all'ultimo nel suo impegno di volontariato nella stazione di Soccorso Alpino di Querceta
E poichè li vicino sul pilastro "Cima 10" come la Licia sua prima moglie veniva chiamata durante gli interventi e le esercitazioni, sale dedicata a lei la via "Stella Polare", come potevamo non pensare di dedicare a lui questa nostra via. Così per il nome della via abbiamo scelto una stella importante, la più brillante della costellazione del Toro, una delle quattro stelle fortunate dei Persiani che porta ricchezza e onore:
ALDEBARAN.
Come direbbe Diego Filippi nella sua bella guida sulla valle del Sarca: " via dalla logica bestiale..."
Scalata impegnativa , roccia nel complesso buona ma da ripulire che richiede attenzione anche per la presenza di due insidiosi tratti erbosi.
La via è attrezzata sia alle soste che lungo i tiri con chiodi normali e qualche spit da 8 messi a mano.

ATTACCO:

raggiunto il termine della lizza poco oltre l'uscita della galleria (accesso vie Oreade, Moai, Stella Polare), si oltrepassa la base del Pilastro Cima 10 e sempre traversando a sinistra (faccia a monte) si sale per ripidi pendii erbosi in direzione di un'ometto con tubo di ferro. Aggirata a sinistra la base di un risalto roccioso, si sale obliquando a destra sotto l'evidente canale-fessura su comodo spiazzo con ometto. Per roccette erbose si sale a sinistra entrando nel canale-fessura. 1 ch. segna l'inizio.

RELAZIONE:

I) Si sale lungo la costola che delimita a destra il canale-fessura lungo placche inclinate di buona roccia interrotte da brevi tratti più ripidi fino a sostare dove la fessura si verticalizza.
40 m. IV e V 4 ch. 1 fr.
Sosta attrezzata 1 ch. 1 spit.

II) Il fondo della fessura è erboso quindi salire prima a destra poi subito a sinistra . Quindi di nuovo a destra entrando nella fessura che si allarga. Con impegnativa spaccata superare il tratto strapiombante della larga fessura . Ancora un difficile tratto strapiombante e si esce su una delicata placca sopra la quale si guadagna la sosta.
25 m. VI e VI+ A0/A1 (oppure VII) 2 spit 2 ch. 3 fr.
Sosta attrezzata 1 ch 1 spit.

III)Evitare il fondo erboso salendo le belle scure placche dulla destra. Superare un tratto verticale dove una bella lama forma una clessidra (cordino lasciato) Quindi per muretti e placche di buona roccia sempre seguendo il filo logico. Superata una placca nera (cless.) e un tratto di roccia delicata, si giunge sotto un ginepro. Aggirarlo da sinistra a destra arrivando alla sosta.
35 m. V V+ VI- 7 ch. di cui 5 lasciati, 3 fr.
Sosta attrezzata 1 ch 1 spit.

IV) Direttamente sopra la sosta superare un muretto di roccia chiara e poi la successiva strapiombante fessura camino inclinata a destra arrivando (piccolo ginepro) sotto una placca compatta. Con bello e delicato passaggio si supera la placca sulla destra in direzione di un'altro ginepro con l'aiuto del quale si supera il delicato tratto erboso arrivando sotto uno spigolo fessurato strapiombante.
Con atletico ed esposto passaggio lo si supera uscendo a destra arrivando su un aereo terrazzino. Obliquando a destra si entra in una comoda rientranza della parete. Per erboso canalino con sasso incastrato si arriva alla sosta.
40 m. VI e VI+ 6 ch. 3 fr.
Sosta attrezzata 1 ch. 1 spit.

V) Per semplice ma ripidio pendio erboso con alberelli e rocce affioranti si esce sui prati sommitali fuori dalla parete.
50 m. sosta da attrezzare.

MATERIALE:

la via è rimasta attrezzata come da relazione. Portare per ogni necessità una piccola scelta di chiodi; friend almeno fino al 3 Camalot ma anche il 3 mezzo non guasta! una buona dotazione di cordini per allungare le protezioni.
 
     
  MOAI II S2 6b+ dislivello 200m.

Attacca circa 100m più a sinestra di oreade.

Oltrepassata la galleria di lizza, si costeggia la montagna sulla sinistra per pochi minuti.

Dopo un primo tiro un po’ strano (conviene salire a piedi sopra il risalto passando da destra), la via prende il suo carattere.

Anche se le difficoltà lontani dagli spit non sono eccessive e si riesce a farne a meno si consiglia di avere delle protezioni veloci, anche perchè tal volta la chiodatura non è ben visibile e in alcuni tratti parecchi distante.

La roccia non è sempre buona e richiede una certa attenzione, soprattutto nell’ultima lunghezza (peraltro molto bella in libera 6b+, altrimenti azzerabile), quando le difficoltà calano la roccia peggiora.

Nell’insieme una via discreta dal sapore alpinistico.

Si esce alla sommità del pilastro da dove inizia la galleria.

     
  OREADE II S1 6C obbligatorio 6a+ Dislivello 200m. bonuccelli - bertolucci 1995 settembre aperta dal basso.

Itinerario molto bello e ben protetto, particolarmente entusiasmante il terzo tiro (6c), che presenta un grosso diedro leggermente strapiombante, superabile anche con le staffe e qualora integrabile con friend.

Corre sulla destra del precedente e si toccano al quarto tiro.

     
     

QUARTA ZONA (pilastri di Levigliani)

RELAZIIONI A CURA DI GINO BONUCCELLI

Il pilastro costituisce la propaggine, nella parte meridionale del Monte Corchia, che si affaccia nella vallata compresa fra la Guglia di Piatreto ed il Monte Ceto. Sulla sua sommità si trovano le cave di marmo del Piastraio e dei Piastriccioni.Esso è ben visibile dal centro del paese di Levigliani da dove si presenta con ampie fasce rocciose fra le quali, nella parte sinistra, si distingue una parete triangolare ed  un netto  spigolo dove corrono, rispettivamente, le vie “Parsifal” e “Argonauti”.Sulla sommità del pilastro si trova un torrione che presenta verso ovest una parete alta ed aggettante.            Gli alpinisti che per primi hanno tracciato gli itinerari di arrampicata sulle strutture rocciose del pilastro propongono di intitolarlo alla memoria di Sergio Vitelli, già presidente della sezione di Viareggio del Club Alpino Italiano, da poco scomparso. Pare questo un doveroso tributo alla sua memoria per la passione che ha dedicato alla montagna come alpinista e nella direzione del CAI di Viareggio, che per lungo tempo con lui si è identificato. La sua intensa attività lo ha visto partecipe delle vicende di cinquant’anni di storia del sodalizio e dell’alpinismo apuano e lo ha portato a stringere amicizie con tanti valenti alpinisti nei confronti del quale hanno in più occasioni esternato  la propria stima. Un uomo buono e schivo, la cui modestia ed onestà intellettuale sono state il motivo per il quale tanti di noi hanno riposto in lui la più ampia fiducia per la conduzione dell’attività associativa,

AVVICINAMENTO:

 dalla piazzetta-parcheggio in cima al paese di Levigliani si segue la strada, prima asfaltata e poi sterrata, a fianco del canale del Rio. Al suo termine si scende nel greto del canale nel punto in cui si incontrano le diramazioni provenienti dalla zona del Piatreto, a nord, e del Pilastro Vitelli, ad est. Si segue quest’ultima risalendone il torrente per un lungo tratto sino a che un enorme masso non costringe ad entrare nel bosco verso sinistra. Si sale per tracce di sentiero in prossimità del margine del torrente sin sotto le pareti.-1 ora abbondante.-

Attenzione: Il canale a fianco e sotto le pareti è interessato da scarico di detriti dalle cave sovrastanti per cui è prudente non sostare in esso ne lasciarvi gli zaini.

 

 

  PARSIFAL

Gino Bonuccelli e Guglielmo Raffaelli – agosto 2001-

Lungh. 130 m – dislivello 100 m. - difficoltà max. 6a+/A1 (7a+/7b), 5c obbl..  – materiale: la via è chiodata a fix: 15 rinvii. Esposizione sud-ovest; sole dalla tarda mattinata.

 La via si svolge sulla parete triangolare che, vista dal  basso, è posta nella parte sinistra del contrafforte. Nel primo tratto affronta direttamente una placconata compatta, mentre poi segue i punti deboli della parete per evitare strapiombi di roccia friabile

 
     
  ARGONAUTI
Gino Bonuccelli e Guglielmo Raffaelli. – settembre 2001

Lungh. 110 m. – dislivello 100 m. – difficoltà 6b – 6a obbl.-  materiale: la via è chiodata a fix –14 rinvii - Esposizione sud-ovest; sole da metà mattinata.-

 La via si svolge sull’evidente pilastro al centro delle fasce rocciose basali e segue le linee di minor resistenza. La roccia è buona nei primi tre tiri, meno buona nel quarto. Arrampicata prevalentemente di placca.

 

 

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